27 ottobre 2008

Fermento

Mi sento come il feudalesimo dopo la Rivoluzione Francese: smantellata.
Oggi alcuni prof hanno deciso di manifestare contro la 133/08 facendo lezione in piazza e ancora mi domando se gli studenti abbiano poi riposto negli appositi cestini per cartacce i fogli di quotidiano sparsi per terra per ripararsi il popò dalla merduria del marciapiede.
Mi torna alla mente quel vecchietto che voleva sedersi sulla panchina col nipote e tosto stese un fazzoletto di carta, l'ultimo del pacchetto, sulla pista d'atterraggio del sedere. Pensai che era carino ad apparecchiare la panchina per il nipotino. Povero fazzoletto, che non potè parlare quando si vide piombare addosso il culone marcio dell'avo anzichè quello della nuova leva, assisa sulla fredda pietra.
Quindi i professori, con la loro confusa carovana di rivendicazioni, dissenso e privilegi, si sono piantati in piazza in compagnia dei variopinti peripatetici del 2000. A poche centinaia di metri, una moltitudine di gente di colore bloccava un autobus e la strada che conduce alla stazione. Erano i richiedenti asilo, stanchi di vivere nei container del campo profughi in attesa di essere accettati. Anche i richiedenti asilo, come gli studenti, sedevano per terra a gambe incrociate, ma senza fogli di quotidiano igienici. Ho provato a chiedere perchè non usassero una precauzione simile, ma sembrava che la torre di Babele fosse appena crollata.
Tra studenti e prof di là e rifugiati wannabe di qua, un barbone senzacasa con due grosse buste gialle in mano si è messo ad urlare da solo, convogliando efficacemente la sostanza dei miei stessi pensieri. Unica luce in fondo al tunnel: la speranza che sotto il proprio culo, chi se l'è potuto permettere, abbia messo almeno i giornali giusti.

19 ottobre 2008

Gli Uochi Toki li conosco da prima di voi

L'autunno sarebbe più sostenibile se non ci fosse il ponteggio sulla facciata del palazzo. Potrei spalancare la portafinestra e far inondare di luce azzurrina la mia stanza, inspirando libera e sorridente l'aria del mattino, come nella pubblicità di un detergente intimo. Invece no, attualmente tutto ciò mi è precluso e l'unico accesso alla luce è rappresentato dall'interruttore che accende la lampadina a luce gialla e basso consumo pendente dal centro del soffitto come una mammella di vacca. Mungo luce gialla dalla mammella di una vacca elettrica per mezzo di un interruttore.



Sono convinta che il valore aggiunto del mio cane è il perverso piacere che prova nel leccare piedi umani. Gli manca solo la parola.

15 ottobre 2008

Occhi bistrati

Ricordo benissimo la prima volta che la incrociai, vicino al gabbiotto dei gelati. Ancora non conoscevo nessuno dei personaggi di questa storia, non conoscevo neanche lei, ma era impossibile ignorare quegli occhi bistrati. Pensai: "Ecco il cane più bello del mondo". Questo pensai, al gabbiotto dei gelati, la prima volta che la vidi. Poi conobbi i personaggi della sua storia e, si sa, le storie sono come fili che si srotolano. Corrono parallele, s'incrociano, si spezzano. Come fili, le nostre storie si sono toccate di striscio, giusto per caso. Si è fatta amare, non solo ammirare. Oggi il suo filo è finito. Un abbraccio fortissimo al suo umano. Ciao Rizla.

11 ottobre 2008

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Ho i piedi che puzzano.

9 ottobre 2008

Della noia del fai da te

Sopravvivo a un tandem di giornate di simil-influenza e mi lancio, come nuova, nella seconda parte della settimana, in prospettiva rapidissima verso il sabato. Svegliarsi presto e vestirsi è la parte più difficile, infatti è raro che la mia faccia preveda, al posto di un grugno infastidito, il sorriso mattiniero di chi dice sì alla vita. Domani, tutti a letto presto! Ore piccole e levatacce intirizzite: il sonno mi presenta un conto lungo una vita. Se sarò insolvente, mi saranno pignorate giovinezza, grazia e bellezza. Di più sicura soddisfazione risulta mangiare un panino da campioni sul treno del ritorno a casa, mentre il paesaggio postatomico nel finestrino mi scorre accanto e mi fa pensare a tanto tempo fa, quando con le mie cugine ritagliavamo un rettangolo sul fondo di una scatola da scarpe e facevamo la televisione. Facevamo il telegiornale ed io, che ero la più piccola, finivo sempre per guardare e basta. Anche adesso, con un rettangolo ritagliato sul fianco di un treno, guardo e basta, al massimo tiro un altro morso al panino. Al primo morso il telegiornale mi mostra un orticello a ridosso della ferrovia, al terzo degli aerei lontani, poi una zona militare, un campo nomadi, una specie di metropolitana a metà, le campagne a metà, i palazzi a metà. A metà sembrano pure gli uomini, a volte, quaggiù, tra il terreno e il mare, gli ulivi e i pescherecci, le gazze e i gabbiani. Arrivo a casa, il panino è finito e il telegiornale pure ed è sicuro che, anche per oggi, le notizie sono sempre le stesse.

4 ottobre 2008

Sconnessioni dell'ultimora e morale spicciola

Serata conclusasi da un bel po', trascorro il tempo osservando i beluga sullo schermo del computer. Sembra che vogliano venir fuori dal monitor, sembra che mi vengano incontro come candidi extraterrestri, ma soprattutto sembra che abbiano sbattuto contro i cristalli liquidi, procurandosi un bernoccolo semicircolare sul crapino glabro. Ora che ci sono i beluga, il mio desktop sembra un acquario cruelty free. Certo che ce ne sono, al mondo, di animali strani. No, non mi riferisco alle forme di vita annidate nella mia stanza, non spingiamoci così in là. Basta fermarsi al campo delle quattro zampe, restringerlo ai multiformi esemplari di canis canis e accendere la televisione. Ho visto la pubblicità di una casa produttrice di divani. Chiaramente il messaggio veicolato era: famiglia giovane e moderna tenuta assieme da un divano. Sorvoliamo sull'incompatibilità materiale tra il sostantivo "famiglia" e l'aggettivo "giovane" ed esaminiamo la sostanza del nesso "famiglia moderna". La famiglia moderna propinata dalla pubblicità consisteva in una coppia di fattezze europee, una figliola di fattezze orientali ed un canis canis di fattezze blob - leggasi bulldog. Ciò significa prendere la nostra credulonità di telespettatori e metterla sul cavo del funambolo. Dove sono finiti i due figli, il maggiore maschio e la minore femmina? Dove avete messo il golden retriever? Maledette coppie europee, questo gusto per l'esotico non rinnoverà la vostra banalità somatica da vecchio continente. Dite che dobbiamo credervi, ma come facciamo? Ora la figliola dal sol levante, ora il quadrupede ogm: noi spettatori camminiamo su un filo sospeso nel vuoto. E poi diciamocelo: chi cazzo permetterebbe al suo cazzo di cane di salire sul divano costosissimo in pelle appena aquistato vendendo la nonna alla sperimentazione farmaceutica? Su quel divano si consuma un sincretismo di tratti somatici e specie ben poco attendibile. Il bulldog almeno non converge lo sguardo nello stesso punto in cui lo convergono i tre umani ostentando benessere e serenità. Il canis canis di fattezze blob se ne frega e ansima senza grazia disteso sul divano. Il bulldog è un animale strano. Se solo uscisse dal tubo catodico, starebbe benissimo al posto dei beluga, nel mio acquario cruelty free.

2 ottobre 2008

Autoconservazione in condizioni critiche

Ho realizzato di essere un bonsai quando, al concerto dei Queens of The Stone Age, mi sono dovuta attestare sulla prima fila non belligerante mentre i figli di Gea e Urano imperversavano nel pogo. Chiamatelo pure pogo solidale, ma fatemi capire: la solidarietà consiste nei giganti che mi recuperano all'angolo del ring per portarmi nella first aid room? Quindi non pogo, resto ad osservare al confine, saldamente ancorata ad una transenna salvavita. Visto che sotto il palco si dimenano le sequoie secolari, forti della loro prestanza fisica, l'intera scena dello show è coperta e dalla mia altezza bonsaiesca riesco solo ad intuire i giochi di luce lassù, ma di vedere Josh Homme e compagnia bella non se ne parla. Menomale che abbiamo cinque sensi - mi dico, e allungando il collo e tendendo le punte dei piedi, assisto uditivamente al concerto. Ogni tanto le teste dei giganti si posizionano in maniera tale da aprirmi un varco verso i musicisti e qui scorgo un pezzo di bassista, lì metà batterista. Mi basta, ho realizzato di essere un bonsai. Stendo i rametti e li muovo a tempo di musica, facendo ogni tanto headbanging con le foglie, anche se lo stoner non è metal infondo lo stoner è ANCHE metal.