30 agosto 2008

τζατζίκι!

Quando, il secondo giorno, da Durazzo ci siamo spostati a Saranda, estremo sud dell'Albania al confine con la Grecia, abbiamo conosciuto una coppia di "albanesi bolognesi" nostri coetanei, dai quali siamo stati ineluttabilmente adottati per circa tre giorni, fino alla loro partenza. Per suggellare l'amicizia appena nata, la sera stessa in cui li abbiamo incontrati, ci hanno portato in un ristorantino molto buono dove, tra le altre cose, abbiamo scoperto lo tzatziki, o meglio, lo tzatziki senza kebab o felafel. Ci portavano piatti coloratissimi ricolmi di questa salsina bianca, compatta, agliosa e cetriolosa e quando, incuriositi, abbiamo chiesto ai nostri ospiti: "Dove si mette?", loro ci hanno risposto un semplice: "Su tutto!". Magia delle magie: è vero! Personalmente, ho scoperto che lo tzatziki ha una grande qualità: rendere buona qualunque pietanza con cui si accompagni. Vuoi mangiare del pesce freschissimo e profumato? Accompagnalo con lo tzatziki e sarà sublime. Hai il frigo vuoto e ti devi arrangiare con del disgustoso sterco di dinosauro? Mettici sopra lo tzatziki e finirai per leccarti le dita e volerne ancora. Lo tzatziki è un efficace paracadute alimentare e in più dovrebbe rientrare tra le pochissime golosità che fanno anche bene, perchè non vedo cosa ci sia di più salutare dello yogurt, dell'aglio e dell'olio extravergine d'oliva crudo.
Quando arrivava lo tzatziki a tavola, sorridevamo tutti e con luce assassina negli occhi ci avventavamo sulle fette del pane a cassetta albanese per spalmarci spatolate di salsina, con sopra magari pomodori, cetrioli e peperoni gialli crudi. Una prelibatezza che scatenava in me stranissimi moti di felicità pura: arrivava lo tzatziki ed ero anestetizzata, in estasi.
Ieri, colta da nostalgia gustativa, ho comprato dello yogurt greco di pecora e timidamente mi sono industriata nella preparazione del primo tzatziki della mia vita, il primo di una lunga serie, visto che oggi ne ho già preparato un altro. I vantaggi di questo piatto sono molteplici: si prepara in pochissimo tempo, è semplice, è fresco e va bene sempre.
Allora, si prende un cetriolo, si toglie la "buccia" e lo si grattugia su un canovaccio bianco e pulito, poi si fa la stessa cosa con un grosso spicchio d'aglio, dopodichè si sala la montagnetta di cetriolo e aglio grattugiato, si mescola un po' e si strizza via, con l'aiuto del canovaccio, tutta l'acqua in eccesso. L'operazione strizzamiento andrà ripetuta più volte, perchè l'acqua che espelle il cetriolo è tantissima e se non viene tolta per la maggior parte, si rischia di ottenere uno tzatziki troppo liquido. Fatto ciò, in una ciotola si schiaffano 200 grammi di yogurt di pecora - io ho preso quello della ΜΕΒΓΑΛ - e si aggiungono due cucchiai d'olio, uno di aceto e del sale. La ricetta cita anche l'aneto, un'erba aromatica simile all'anice. Se, come nel mio caso, in giro si trovano l'estragon, la curcuma e il cumino, ma l'aneto no, allora dei semi di finocchio andranno benissimo lo stesso. Quindi si aggiungono semi di finocchio o aneto a seconda della disponibilità e, per ultimi, il cetriolo e aglio strizzati. Mescolare, mescolare, mescolare; mischia mischia; gira e volta e lo tzatziki è magicamente pronto. Se si è ortodossi, sarà cosa buona e giusta lasciarlo riposare un po' in frigorifero, altrimenti è perfetto anche appena fatto. Prima di presentarlo in tavola, ho aggiunto un po' di colore al piatto decorando con pomodori, cetrioli e qualche oliva: è stato un successone. Un consiglio: con lo tzatziki sulla tovaglia non bisogna mai far mancare del buon pane a fette e verdura cruda e croccante a pezzettoni. Il mostro tricefalo tzatziki-pane-verdura cruda vi prenderà per la gola senza bisogno d'altro, garantito. Se poi siete proprio insaziabili, pesce, carne o felafel andranno benissimo per completare il pasto.

Quando e se proverete la ricetta, fate sapere, debosciati.

25 agosto 2008

Progresso

Obiettivo precipuo: fornire ragguagli sull'andamento della stesura del resoconto del viaggio albanese. Premesso che, una volta in Italia, si sono rese necessarie svariate giornate normalizzatrici opportunamente corredate da sedute di analisi di gruppo con gli ex compagni di viaggio, premesso ciò dicevo, siamo a buon punto. Sono riuscita a stilare una scaletta dell'avventura, suddivisa in 8 giornate. Siamo a cavallo eh? Dedico molto tempo all'analisi dei miei mutamenti post Albania. Per esempio, ora arrivo ad apprezzare i fossi nell'asfalto delle strade, perchè se non altro ne apprezzo l'asfalto. La prospettiva è mutata anche nei confronti dei mezzi pubblici di trasporto: gioiosamente mi accovaccio sul bus, incurante della mezz'ora di ritardo perchè, ovunque sia diretto, so per certo che c'è la corsa di ritorno. A volte questa Puglia sembra proprio l'Albania, solo più comoda e pianeggiante. Stesse discariche, stessa edilizia selvaggia, stessi ulivi nei terreni scarni. Per contro, mi rammarico dell'assenza, per le strade, di venditori di pannocchie arrostite, semi di girasole e confezioni monoporzione di mandorle, ma bisogna pur rinunciare a qualcosa nella vita, per quanto dura e insopportabile sia la rinuncia. La conseguenza è che ho ripreso a comprare il pacco da un kg di mandorle dell'ipercoop, è la legge del più forte.

17 agosto 2008

Odissea

Si fece ritorno. Quando il sole ebbe compiuto il suo giro, eravamo in territorio neutro; all'inizio del giro seguente, fummo a casa. In un baleno, la notte era passata su elementi fluidi e su migliaia di vite sconosciute e sommerse; al porto ci aspettavano l'idioma imparato sin dalla culla, i nostri cari, strade confortevoli e un buon caffè. Ottuso, il pensiero volle permanere altrove, sulle sponde dirimpetto, ancora per diverse ore. Era la conseguenza dell'esercizio a rendere le membra più scattanti dell'intenzione: i corpi scissi dall'intelletto sostavano storditi in giacigli familiari, ricevendo segnali visivi da occhi sintonizzati su altre frequenze. Il ritorno della mente fu un lento adattamento alla situazione mutata, una progressiva presa di coscienza del fatto che, per chi non era partito, erano passati solo otto giorni. A noi, invece, sembrava fosse passato troppo e troppo poco.

2 agosto 2008

Tertium non datur

Lo specchio è uno schiaffo in agguato.

1 agosto 2008

Ah I don't believe you'd like it

Non accettate mai di fare la ceretta ad un uomo peloso, io l'ho fatto e oggi ho le braccia composte al 70% di acido lattico. Non riesco neanche a grattarmi la schiena. Se Tony Montana entrasse ora nella mia stanza e mi puntasse contro un M16A1, non sarei in grado di alzare le mani, quindi faccio un appello a Tony Montana: non ti sono ostile, ho solo fatto la ceretta ad un amico maledettamente villoso.