30 giugno 2008

Repubblica delle mandorle

Ieri scrivevo:


Le propaggini del mio inutile stare al mondo si ramificano nella rete e qui fa così caldo che il computer si è messo a parlare implorandomi di spegnerlo. Ovviamente non l'ho fatto perchè sono una maledetta sfruttatrice occidentale e tutti si aspettano da me che rimanga fedele al mio ruolo. Domani a quest'ora mi sarò liberata di un piccolo peso che osteggia la normale deambulazione dell'ozio all'interno della mia cassa cranica. Tra qualche ora andrò a conferire su argomenti quali libri ammuffiti e pieni di ragnatele baciati senza tema da savi uomini che avrebbero fatto parlare in latino financo i loro pappagalli.


Oggi è il domani di ieri e sono tronfia e mi nutro di mandorle e il mondo, almeno per oggi, mi appartiene. Mhuahuahuhah!

27 giugno 2008

Sonetto: Estiva in Biblioteca

Sciamar di bei ragazzi in biblioteca,
Scemar di mia attenzion sopra le carte
Sudate non già per fatica bieca,
Bensì poichè l'ormon presto mi parte.

Aperti sono tutti i miei canali:
Niun dubbio -è proprio questa la stagione!-
Solletica le cellule neurali
Un grato sentor di testosterone.

"Tentar non nuoce", è questo il noto motto;
Ammiro un giovinetto concentrato,
"Studioso!" dolcemente lo rimbrotto

"Dai su, parliamo un po', non è peccato",
Ma lui rifiuta, ahimè, è troppo dotto
Il piccolo secchione patentato!

23 giugno 2008

La Troma ed io

Topone è un amico. Topone mi guarda le braccia con solidale compassione e fa: "Questa ragazza ha bisogno di sole". Succede che mentre i ridenti paeselli della costa pugliese esplodono di indigeni melaninici, la sottoscritta fa parte della setta degli amici del pallore ottocentesco. Attraverso la pelle si riconosce l'intera geografia dei vasi sanguigni e, messa controluce, fornisco una soddisfacente radiografia di me stessa. Il profumo del mare si sente dal balcone di casa, ma è un profumo menzognero e ingannatore, perchè noi molfettani siamo latori di un'antica e amena tradizione, quella di insozzare le spiagge che ci competono in modo da renderle ricolme di merda dall'odor pungente. Il bello è che quegli stessi lembi di costa sono aggrediti dalle masse dei bagnanti singoli, delle famigliole, degli abusivi e dei pellegrini dall'entroterra. L'ultima volta che sono stata su quelle rive, mi sono trasformata nel Toxic Avenger e c'è voluto del tempo per far passare tutte quelle pustole.

21 giugno 2008

Tandem: me e me

Torniamo sulla Terra.

Il tempo non si passa: si trascorre.

Mattinata trascorsa al riparo dal caldo asfissiante del Sud, nel rifugio dell'aria secca e condizionata dell'ipermercato, ad attaccare caccole ai vestiti dell'ov*esse e a saggiare la flessibilità delle scarpe in vendita flettendone leggermente le suole.

Mi sono imbattuta nel vestitino che comprerò quando sarò ragazza-madre.

Se avrò mai una casa, la voglio tutta arancione.

L'arancione è il colore più bello, anche se non mi dona, ma non ci posso fare niente se l'unico colore che mi stia bene è il frocissimo e disprezzabile rosa.

Non amo le tinte pastello, neanche negli ospedali, neanche nei pigiami.

Cento grammi di anacardi contengono solo cinquantacinque calorie, ma non devono essere tostati, nè salati.

Risaputo è che le banane non facilitano la defecatio, ma se mangio una banana devo avere un cesso a massimo cinque minuti di cammino da me.

Sulla strada maestra mi pongo domande di fronte ad una minuscola traversa che si perde nella nebbia, poi ascolto Jeff Buckley e sono ancora più confusa.

Se non è zuppa è pan bagnato.

19 giugno 2008

Lanadivetro

Quando le cose si mettono male, quando ti guardi intorno e tutti sono scappati via, quando la catastrofe incombe come la massa d'acqua del Vajont e ti tieni la testa tra le mani, i gomiti puntati sul tavolino traballante e i capelli unti, è arrivato il momento di metterti a parlare col pulcino punk. Il pulcino punk riempie di allegria anche le giornate più grigie, favorisce il ricambio delle cellule epiteliali delle fauci del tuo cane ma, soprattutto, nel petto gli batte un autentico cuore in lana di vetro. Quando si presentò, col suo papillon verdino e la crestina bianca, era Pasqua e non volevo crederci. La cioccolata delle uova di cioccolata entrava convulsamente nella mia sacca stomacale senza che io facessi niente. Entrava da sola, quasi di corsa, un incubo. Quando, dopo le tante uova di cioccolato al latte, anche quello di fondente si scartò e prese la rincorsa verso la mia bocca, si udì una vocina dire: "Ne lasci un po' anche a me?" e tutte le cioccolate svennero inanimate sul tavolo. Finalmente libera, bevvi un bicchiere d'acqua, mi ripulii la bocca con il polsino della camicia e aprii la finestra. "Chi sei? Fatti vedere!" dissi alla vocina e dalla gamba del tavolo mi arrivò la risposta: "Sono il pulcino punk. Se ti chini a raccogliermi quaggiù mi fai un grande favore". Raccolsi il pulcino punk e lo ringraziai per aver fatto smettere la cioccolata di saltarmi in bocca. Decidemmo che saremmo diventati amici, quindi parlammo per quattro giorni ininterrottamente e quando avemmo finito di raccontarci chiacchiere lui si sistemò sulla stampante del pc. "Ora che siamo amici sono felice, ma sono anche molto stanco. Mi metterò qui a riposare, ma se hai bisogno di me fammi un fischio", disse. Da allora il pulcino punk mi rincuora, consola e apprezza più del mio stesso cane.

18 giugno 2008

"Love is not a victory march"

Fool mistakes left behind make me feel like an aeroplane over the ocean, wishing to reduce or eliminate that distance, knowing it's too late to choose not to take off, too soon to land. No patience to bear with time: just get over it.

11 giugno 2008

Della gravità

Si sta sul cucuzzolo della vetta più alta dell'altopiano del Pamir, anzi sul crapino di nuda roccia dell'Everest, anzi sulla montagna più alta e scoscesa che l'immaginazione concede, sempre sulla punta. Si sta. A guardare massi e sassolini che rotolano giù a velocità da formula 1, uno dopo l'altro o tutti insieme o poco per volta, ma tutti velocissimi. Finchè qualcosa ti colpisce, masso o sassolino, e rotoli giù pure tu. Non c'è da aver paura: neanche te ne accorgi.

7 giugno 2008

L'acqua di melone

Sono molto felice per queste giornate fresche, nuvolose, fresche, estive, fresche: amo i nuvoloni di Puglia carichi d'acqua, l'acqua, che in quella terra è più del pane, svegliarmi in piena notte rassicurata dallo scroscio della pioggia e dal suo profumo che s'insinua in casa per la finestra socchiusa. Mi sembra di essere in vacanza: a S. Menaio eravamo soliti trascorrere l'agosto ed era una festa quando si addensavano nubi scure sulle nostre teste e bisognava correre via dalla spiaggia in costume, a piedi nudi, a volte già sotto i tuoni o i goccioloni che si facevano sempre più fitti. Era un diversivo, un'occasione per indossare tute felpate a maniche lunghe che dopo tanto scoprirsi erano una piacevole novità, un modo per far finta che fosse inverno e per godersi, passato il temporale, la spiaggia deserta in compagnia della combriccola adolescenziale estiva. Oppure ce ne stavamo in pineta, tra i profumi di resina e pino che salivano dai tronchi e dalla terra, ad ascoltare musica, a sentirci liberi anche se le nostre case erano ad un passo dalle panchine, ad innamorarci e disamorarci gli uni degli altri. Poi, se il cattivo tempo continuava, con i miei familiari si decideva di andare in Foresta Umbra e non c'era, per me, notizia più piacevole. Ci svegliavamo presto e montavamo in macchina. Durante il viaggio mio padre metteva i the best di Mina oppure la cassetta con le canzoni di Quelli della Notte e nei rari momenti in cui il mangiacassette taceva, mia sorella ed io ci divertivamo a cantare le sigle dei cartoni animati. Arrivati a destinazione, il giro era sempre quello: visita ai daini con tanto di fotografie che di anno in anno attestavano la nostra crescita, pranzo al sacco e percorso in foresta con sosta presso un laghetto dove spesso si incontrava qualche mucca ad abbeverarsi. Sulla strada del ritorno, a fine giornata, tradizione voleva che, causa curve e tornanti, a un certo punto l'auto si fermasse di colpo per farmi urgentemente vomitare. Poi, come niente fosse, riprendevamo allegramente il viaggio verso casa.

Nei miei ricordi le giornate brutte d'agosto sono quelle più piacevoli e divertenti, in cui si stava con gli amici o con i familiari in un clima desueto, rilassante tra tanto sole estivo, come una pausa, una vacanza nella vacanza. Sarà per questo che il cattivo tempo di questi giorni mi distende i muscoli, regolarizza il respiro e mi fa sentire come allora, in vacanza.

3 giugno 2008

Cronaca zera

La bella addormentata si svegliò a causa del martello pneumatico. La calamità divenne il suo stile di vita.