21 gennaio 2008

De gustibus

Che zucchero e zucchero! Nella salsa di pomodoro ci vuole la cipolla: cipolla! Altro che zucchero... lo zucchero caria i denti. Zucchero qua, zucchero là; ma chi ha iniziato a mettere lo zucchero nel caffè? Eh? Chi è stato il primo? Se ti trovo, ti faccio condire anche l'acqua della pasta con lo zucchero. Lo vedi questo? Sai cos'è? Bravo, è caffè... e com'è il caffè? Amaro, sì. Vedi che le sai le cose, mica sei scemo. Come dici? Che non ti piacciono le cose amare? E chi te lo fa fare di berti il caffè? Mia zia novantenne dice che il caffè si beve arraggiat' arraggiat', arrabbiato arrabbiato: bollente, amaro e d'un sorso. Il piacere del caffè sta tutto nel dispiacere delle papille gustative, ma pochi lo capiscono. E via a zuccherare il caffè. Zucchero a destra e a sinistra. Nella salsa, nel caffè, nel mais in scatola. Ma come ve lo devo dire? Lo zucchero caria i denti! E che ci azzecca con la salsa di pomodoro? Prepari il trito di aglio-cipolla-sedano-carota, scaldi l'olio e fai soffriggere con amore, finchè il profumo non si è diffuso in tutta la casa. Aggiungi la passata di pelati e fai restringere e sali e ci aggiungi la fogliolina del basilico e giri col cucchiaione di legno. Prova ad assaggiare, ora. Una punta, solo una punta di cucchiaio: prova. Serve lo zucchero? No, bravissimo. E sai perchè? Perchè se ci metti abbastanza cipolla, l'acidulo della passata si smorza da solo. Non starai mica piangendo! Oh no, è solo la cipolla. Vedi com'è più soave la dolcezza che ci fa venire le lacrime agli occhi?

18 gennaio 2008

Ragnetto e ragnetta

Un ragnetto misurava le dimensioni dello schermo di un computer e con le sue zampine tutt'intorno andava. Un giorno, vide una bella ragnetta e iniziò a fare la ruota come un pavone. La ragnetta, che aveva un debole per i pavoni, s'invaghì del ragnetto. "Vuoi ballare con me?" gli chiese. "Non sono capace" fece il ragnetto. E la ragnetta: "T'insegno io. Poi, sarai tu ad insegnarmi qualcosa di nuovo". Così, la ragnetta prese il ragnetto per le zampine, sorrise e iniziò a muoversi a tempo: "Un-du-tre, un-du-tre, un-du-tre... questo è il waltzer". Ballarono fino a non avere più fiato. Ragnetto si era divertito un sacco ed era felice di avere imparato il waltzer, ma voleva imparare anche altre danze, così chiese a ragnetta di insegnargli anche la quadriglia e il minuetto. "Non posso" rispose ragnetta, con la faccia scura, "So contare solo fino a tre". Improvvisamente gli occhi di ragnetto s'illuminarono: "Allora t'insegnerò a contare, così saremo pari". Ragnetta era sbalordita: "Davvero sai contare?". Ragnetto annuì: "Di mestiere misuro gli oggetti, so contare fino a... infinito!". Non era proprio vero che ragnetto sapesse contare fino a infinito, ma, visto che ragnetta aveva un debole per i pavoni, ogni occasione era buona per pavoneggiarsi e fare la ruota davanti a lei. "Per ora t'insegnerò a contare fino a otto, perchè poi diventa troppo difficile" mentì di nuovo ragnetto, che sapeva contare solo fino a otto, cioè sulle punte delle sue otto zampette di ragno. Ragnetta era entusiasta: sapendo contare fino a otto avrebbe potuto imparare moltissimi nuovi balli, così, in men che non si dica, arrivò al quattro, al cinque, al sei... fino all'otto. "Un-du-tre, quattro, cinque, sei, sette e otto!" proclamava contenta, davanti ad otto granelli di polvere, ad otto formiche che passavano in fila indiana, a tutto ciò che potesse contare, finchè con un sinuoso muovimento si avvicinò alle zampe di ragnetto. "Un-du-tre, quattro, cinque, sei, sette ... otto? Un pavone con otto zampe?". Ragnetto smise improvvisamente di fare la ruota e pavoneggiarsi e disse: "No, sono un comune ragnetto a otto zampe. Ho fatto il pavone per far colpo su di te". Ragnetta diventò rossa di vergogna e scoppiò a piangere: "Buuuuh, non so distinguere un ragno da un pavone! Buuuuh, che stupida che sono!". E ragnetto: "Su, non piangere così. Ora che sai contare fino a otto, puoi distinguere i ragni dai pavoni e tutti gli animali contando le loro zampine. Solo con i millepiedi devi stare attenta, perchè a mille non sei ancora arrivata e, per la verità, non ci sono arrivato neanch'io. Non so contare fino a infinito, ma se vuoi, possiamo imparare insieme". Ragnetta si asciugò le lacrime e disse: "Più numeri impareremo, più balli potremo fare e più animali potremo distinguere contando le loro zampe. Andiamo dal millepiedi a farci insegnare!". Così ragnetto porse la zampetta a ragnetta e, a braccetto, trotterellarono felici verso la tana del millepiedi.