15 novembre 2008

Indietro tutta

Sono viva e lotto insieme a voi. Ho solo un po' di cose da fare, neanche troppe, ma è evidente che nella mia esistenza precedente ero un bradipo e ancora mi porto dietro gli strascichi del karma. L'inverno inizia molto timidamente, spiscettando un po' di pioggia qua, soffieggiando del venticello là, ma con molta cautela. Manca poco al Natale. Facendo un giro nei negozi, già si vedono allineate sugli scaffali le munizioni per la grande festa. Alle elementari ogni anno la maestra ci dava i compiti per le vacanze natalizie e non mancava mai il tema in tema, in cui scrivevo che Natale non è solo consumismo e che dovrebbe essere natale ogni giorno nei nostri cuori. Sapete che ci credevo? Fortunatamente, però, il catechismo e le pubblicità dei panettoni non hanno mai avuto la meglio sugli spot della Barilla e mi sono emancipata relativamente presto dalle fregnacce sulla neve e sulla mangiatoia di Betlemme. A diciott'anni. Ho smesso di chiedermi cosa sia la mirra, ma ancora spero di trovare un gattino bagnato uscendo da scuola e di portarlo a casa sotto l'impermeabile giallo per proteggerlo dal temporale. Oppure di andare a prendere all'aeroporto una sorella adottata proveniente dalla Corea del Nord e di aiutarla a sentirsi a suo agio mangiando spaghetti con le mani. Ho sempre desiderato un gattino trovatello e una sorella adottiva. Sapevo che sarei stata avanti, se li avessi avuti. Ora, invece, mi basta guardare Quattro bassotti per un danese, Mary Poppins e La fabbrica di cioccolato - quello con Gene Wilder - in stretta successione per stare abbastanza indietro da sentirmi bene.

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